Segnali dal sottosuolo:
come l’AI ascolta i Campi Flegrei

C’è un luogo in Italia dove il cielo e la terra parlano in continuazione, e dove l’attenzione degli scienziati non si spegne mai: i Campi Flegrei. Questa vasta caldera vulcanica, situata a pochi chilometri da Napoli, è da anni oggetto di un monitoraggio costante a causa della sua attività bradisismica, ovvero quei lenti sollevamenti e abbassamenti del suolo che segnalano movimenti profondi legati al sistema magmatico. Oggi, però, ad ascoltare i segnali che provengono dal sottosuolo non ci sono solo geologi e sismologi: al loro fianco lavora anche l’Intelligenza Artificiale.

AI campi flegrei, l'ai può supportare il lavoro dei tecnici

Sì, perché i sistemi di AI, addestrati su enormi quantità di dati sismici, sono ormai in grado di identificare automaticamente eventi tellurici, riconoscendo con grande precisione le onde P (primarie) e S (secondarie), fondamentali per localizzare i terremoti e determinarne le caratteristiche. Questo significa poter reagire più velocemente, con analisi quasi in tempo reale, senza dover aspettare la validazione manuale di ogni singolo evento. Un vantaggio non da poco, soprattutto in un’area dove la rapidità delle informazioni può influire sulle decisioni di protezione civile e gestione del rischio.

Tra le applicazioni più interessanti c’è quella legata alla tomografia sismica, una tecnica che permette di ricostruire un modello tridimensionale del sottosuolo vulcanico. L’AI, incrociando i dati delle onde sismiche registrate da decine di stazioni distribuite sul territorio, contribuisce a creare delle vere e proprie “radiografie” della caldera, aggiornate nel tempo. Questo approccio ha permesso recentemente di individuare zone di bassa velocità sismica a profondità di circa cinque chilometri, suggerendo la possibile presenza di materiale magmatico fuso o parzialmente fuso. Naturalmente non si tratta di una previsione eruttiva, ma di un’informazione preziosa per affinare i modelli di evoluzione del vulcano.

Ma la collaborazione tra AI e vulcanologi non si ferma qui. Le reti neurali vengono utilizzate anche per classificare le rocce vulcaniche: attraverso la scansione di immagini petrografiche, infatti, l’intelligenza artificiale riesce a riconoscere la composizione mineralogica delle rocce e a capire se appartengano a fasi eruttive recenti o antiche. Un compito che, in laboratorio, richiederebbe ore di lavoro e analisi al microscopio, ma che con l’AI può essere completato in pochi secondi, accelerando notevolmente la ricerca.

L’obiettivo non è sostituire il lavoro umano, ma rafforzarlo. L’intelligenza artificiale agisce come un amplificatore delle capacità scientifiche: impara dai dati, riconosce schemi, filtra il rumore di fondo e restituisce informazioni preziose, lasciando ai ricercatori la responsabilità dell’interpretazione. In uno scenario come quello dei Campi Flegrei, dove convivono rischio naturale e presenza urbana, ogni secondo guadagnato, ogni dettaglio in più sul comportamento del vulcano, può fare la differenza.

L’AI non è ancora in grado di prevedere eruzioni e terremoti, quello è ancora impossibile, ma sta diventando una vera e propria sentinella silenziosa: non dorme, non si distrae, e lavora 24 ore su 24 al fianco di chi ha il compito di proteggere il territorio. Il futuro della vulcanologia non sarà fatto solo di osservatori e strumentazioni sofisticate, ma anche di algoritmi intelligenti capaci di ascoltare la Terra come non abbiamo mai fatto prima.

 

Mascotte Digiup

L’opinione di Digiup

Siamo convinti che l’impatto più importante della tecnologia si veda proprio in contesti come questo: quando l’innovazione digitale diventa alleata della sicurezza pubblica e della ricerca scientifica. L’uso dell’Intelligenza Artificiale nel monitoraggio vulcanico rappresenta un modello virtuoso di collaborazione tra scienza e tecnologia: reti neurali al servizio di chi protegge il territorio, algoritmi che traducono dati grezzi in conoscenza utile.

Per Digiup, questo è il cuore dell’innovazione: soluzioni concrete per problemi reali, progettate per affiancare – non sostituire – l’intelligenza umana. È lo stesso approccio che adottiamo quando costruiamo strumenti digitali per aziende, enti pubblici o professionisti: ogni dato può diventare un’informazione strategica, se gestito nel modo giusto. E l’AI, quando ben progettata e ben integrata, fa proprio questo.

Se le tecnologie sono in grado di ascoltare un vulcano, immaginate cosa possono fare nel vostro business.

 

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