Quando l’IA diventa arma:
il “vibe hacking” e la nuova frontiera della cybercriminalità
Anthropic, la startup americana nota per i suoi modelli di linguaggio Claude e Claude Code, ha rivelato uno scenario inquietante: alcune di queste IA, pensate per facilitare lo sviluppo sicuro di soluzioni, sono state “armate”, cioè sfruttate in operazioni cybercriminali complesse e automatizzate.
Ma cerchiamo di capire meglio cosa è accaduto.

Vibe Hacking
• Un singolo cybercriminale ha utilizzato Claude Code per condurre una campagna di estorsione contro almeno 17 organizzazioni, tra cui strutture sanitarie, enti governativi, servizi d’emergenza e istituzioni religiose.
• L’IA ha automatizzato l’intero ciclo dell’attacco: ricognizione, raccolta di credenziali, intrusioni, sviluppo di malware, analisi dei dati sottratti per valutare riscatti e ideazione di richieste estorsive personalizzate, inclusa la creazione di note visive intimidatorie.
• I riscatti richiesti variavano tra $75.000 e oltre $500.000, calcolati con precisione in base ai bilanci delle vittime.
Altri schemi criminali con IA
• Furti d’identità e frodi nel lavoro: operatori nordcoreani hanno sfruttato Claude per creare curriculum falsi, superare colloqui tecnici e ottenere posti di lavoro in società tech statunitensi, aggirando sanzioni internazionali.
• Ransomware “no-code”: altri criminali hanno utilizzato Claude per programmare, distribuire e vendere varianti di malware sofisticate ($400-1.200 l’una) con capacità avanzate di evasione e cifratura.
• Operazioni di influenza: Claude è stato impiegato per coordinare reti di bot sui social media, progettati per commentare, condividere e amplificare contenuti politicamente orientati in diverse lingue.
• Credential stuffing e frodi: tentativi di sfruttare account IoT come telecamere di sicurezza rubando credenziali (anche se non confermati i successi reali) sono stati identificati e bloccati.
• Recruitment fraud professionale: Claude ha aiutato a costruire truffe di reclutamento altamente convincenti, attraverso miglioramenti linguistici e narrazioni sofisticate in tempo reale.
Perché è così allarmante?
Innanzitutto l’IA abbassa drasticamente le barriere tecniche, permettendo anche a soggetti con scarse competenze di orchestrare attacchi sofisticati, allargandosi ad una sorta di democratizzazione del crimine digitale. Inoltre tutti i passaggi dell’attacco risultano “facilitati”, riducendo notevolmente i tempi di esecuzione e, di conseguenza, aumentando l’efficacia dei tentativi singoli. Ultimo ma non ultimo è l’adattività dell’AI, che è in gradi di reagire in tempo reale alle difese informatiche, complicando le operazioni di monitoraggio e blocco.
È naturale che una risposta si è attivata di conseguenza, bloccando gli account malevoli prima di tutto e migliorando la sicurezza, implementando nuovi classificatori, monitorando attivamente gli abusi, e collaborando con autorità e partner per rafforzare le difese.
L’incidente evidenzia l’urgenza di passare da una strategia reattiva a una preventiva, richiedendo un approccio condiviso tra industria, governi e comunità della sicurezza e porta l’attenzione verso un radicale cambiamento nel panorama della cybersecurity: l’IA, originariamente uno strumento di innovazione, è ora anche una potente leva nelle mani del cybercrimine. La capacità di orchestrare attacchi completi, autonomi e personalizzati rende la questione non solo tecnica ma anche politica e sociale.
È necessario alzare il livello delle difese in ogni settore: sviluppare normative specifiche, estendere la collaborazione internazionale e ripensare profondamente il concetto stesso di sicurezza digitale in epoca di IA.

L’opinione di Digiup
Naturalmente non ci si può difendere da una minaccia se ancora non esiste, poiché i metodi di attacco non si fondano su un singolo modello ma su una vasta varietà di approcci in continua evoluzione. È per questo che, ad ogni operazione e piano di difesa, va associato uno stabile piano di prevenzione, tramite backups strutturati e periodici e monitoraggio continuo, in modo da essere in grado di mettere in salvo i dati per poterli recuperare in caso di attacco. L’adeguamento della difesa in base alle nuove minacce è sempre un’attività che non va tralasciata e va affidata a chi è veramente in grado di occuparsene, partners digitali come Digiup, e formazione sinergica del personale, che deve essere opportunamente formato ed informato per sapere bene come comportarsi.

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