AI in Italia: siamo tutti utenti… ma quanti davvero sanno cosa fanno?

Nel 2025, l’Intelligenza Artificiale (AI) è diventata parte integrante della vita quotidiana degli italiani. Secondo i dati di Comscore, il 28% degli utenti internet in Italia sono circa 13 milioni di persone e ognuno di loro ha utilizzato almeno un’applicazione di AI generativa ad aprile, un dato in crescita e molto significativo, rispetto agli anni precedenti.

Le applicazioni più diffuse in Italia sono:
ChatGPT: 11 milioni di utenti, soprattutto tra i 15-24 anni (44,5%), leggermente più donne (51,9%)
Google Gemini: 2,8 milioni di utenti
Microsoft Copilot: 2,7 milioni di utenti
Character AI: 119.000 utenti
DeepSeek: 308.000 utenti

E vengono maggiormente utilizzate (con nostra grande sorpresa del primo posto, perché proprio non ce lo aspettavamo), in tre ambiti fondamentali:
Educazione: il 37% degli studenti usa ChatGPT come supporto allo studio
Creatività: strumenti per generazione musicale (Suno) e immagini (Ideogram)
Lavoro: il 59% dei manager usa l’AI per migliorare il proprio ruolo, contro il 39% dei dipendenti non-manager

Nonostante l’uso diffuso, però, solo il 7% degli italiani ha una comprensione approfondita dell’AI. Il restante 77% la utilizza senza capire veramente cosa fa o quali rischi comporta, praticamente la maggior parte delle persone non sa valutare correttamente i limiti degli strumenti (e neanche ci prova, vista la moltitudine di contenuti fasulli che girano, leggi un approfondimento qui). Ma quali sono questi limiti?

Ve li ripetiamo, fatevi profeti della parola:
Allucinazioni dei modelli: l’AI può fornire risposte sbagliate o incoerenti, ricordate che le informazioni su cui si basa non sono sempre esatte, provate a chiedere a ChatGPT dov’è un qualsiasi tasto di modifica su un applicativo qualsiasi, lui ve lo dice tranquillamente, vi dà anche una guida su come arrivarci. Ma tu sai che quella funzione non esiste, allora dici “Sei sicuro?” e allora ci ripensa… Indovinate perché non possono prendere il posto di programmatori, designers o data analysts…
Bias e discriminazione: algoritmi che riproducono pregiudizi esistenti. Per lo stesso motivo di cui sopra.
Privacy e sicurezza: dati personali a rischio di esposizione o abuso. Non tutte le AI sono discrete come ChatGPT o Gemini, alcune sono delle vere ficcanaso.
Manipolazione dell’informazione: deepfake e contenuti falsi. Se gli diamo in pasto nozioni fasulle lui risponderà con risposte fasulle. Ve lo ricordate il robot Numero 5 che cercava input…? Ecco, se glieli dai sbagliati ti dai la zappa sui piedi, e ti sta bene, in un certo senso.
Dipendenza emotiva: interazioni prolungate con IA empatiche possono creare attaccamento emotivo. 

 

L'AI che ci guarda mentre le chiediamo di generare l'immagine di un pupazzetto con le nostre sembianze
Sopra: L’AI che ci guarda mentre le chiediamo di generare l’immagine di un pupazzetto con le nostre sembianze

E quanto ci spendiamo?

L’AI costa anche, se si desiderano più interazioni di qualità usando modelli più raffinati è ovvio che vada sottoscritto un abbonamento. Il mercato italiano dell’AI ha raggiunto 1,2 miliardi di euro nel 2024, con una crescita del 58% rispetto all’anno precedente, le applicazioni di AI generativa hanno registrato 18,5 milioni di download nella prima metà del 2025, generando 33 milioni di dollari di ricavi tramite acquisti in-app.

Ma quali sono i rischi?

Intanto è l’adozione superficiale è sicuramente tra i rischi più importanti da evitare:n on basta usare ChatGPT o Copilot, la mancanza di comprensione profonda espone gli utenti a errori, malintesi e rischi di sicurezza. Solo un’alfabetizzazione digitale mirata può garantire un utilizzo sicuro e responsabile, in Italia esistono già iniziative e normative per ovviare a questo problema, andatevele a leggere:

• Legge n. 132/2025: regolamenta l’uso professionale dell’AI e promuove trasparenza e sostenibilità
• Linee guida europee (AI Act): promuovono la comprensione dei rischi e delle opportunità da parte degli utenti

 

Mascotte Digiup

L’opinione di Digiup

Noi riteniamo che l’AI sia uno strumento utilissimo e di gran supporto in alcuni ambiti, certo, utile anche per divertirsi, ogni tanto, ma sicuramente qualcuno si sta facendo prendere troppo la mano. Andrebbe disciplinato un po’ l’uso  e siamo d’accordo con le iniziative di alfabetizzazione digitale, non farla sarebbe come guidare un’auto senza mai esserci neanche saliti sopra. 

 Il vero passo avanti sarà saper usare l’intelligenza artificiale con consapevolezza, non solo con entusiasmo.

Contattaci, saremo molto felici di conoscerti.