“AI Slop”
quando l’Intelligenza Artificiale diventa un generatore di contenuti inutili (e fatti pure male)
Negli ultimi mesi, forse senza accorgervene, vi sarà capitato di scorrere un feed social o un sito web e pensare: “Ma che roba strana è questa?”. Un testo che sembra scritto bene ma non dice niente, un’immagine che a prima vista pare perfetta ma poi… sei dita su una mano, loghi deformati, facce da incubo. Benvenuti nel mondo dell’AI Slop.
“Slop” in inglese significa letteralmente “sbobba”, “pastone”, “pappone”. Non proprio una parola invitante. E infatti con “AI Slop” si indica quella valanga di contenuti creati dall’Intelligenza Artificiale senza troppa cura, solo per riempire spazi, generare click e apparire ovunque. Testi generici, immagini glitchate, video nonsense… il buffet digitale all you can eat che però spesso sa di poco.
Ma come ci siamo arrivati a questa discarica di contenuti? Vediamo.

Gli strumenti di IA generativa sono potentissimi e sempre più facili da usare, bastano due prompt e via, hai un articolo, una serie di immagini, un video. Il problema è che molti li usano come stampanti automatiche di contenuto, senza un controllo umano, senza aggiungere alcun valore. Il risultato sono tonnellate di “slop” che finiscono nei feed, nei motori di ricerca, nelle newsletter, ovunque. Ci hai fatto caso?
Il “pappone” che questi content-chef-creators fanno generare dall’ IA intasano le piattaforme con roba di qualità medio-bassa, impedendo di riconoscere contenuti pertinenti, validi, creati con testa e cuore da content creators professionisti. Tutto ciò porta inevitabilmente ad un abbassamento della fiducia degli utenti (“non so più se sto leggendo qualcosa di reale o di generato”).
Ma non è solo colpa dell’IA. È soprattutto colpa nostra: se premiamo il volume invece della qualità, se gli algoritmi premiano il click facile invece dell’approfondimento, lo slop prospera.
Come facciamo quindi a riconoscerlo e ad evitare che ci vengano riproposti questi contenuti, in un mondo in cui il popolo digitale crede pure agli asini blu che volano?
Un po’ di indizi che ti possono aiutare:
• i testi sembrano scritti bene ma ripetono sempre le stesse frasi;
• le immagini possono avere dettagli impossibili (mani con troppe dita, testi storpiati);
• i video che sembrano trailer ma non raccontano nulla;
• profili social “fantasma” che pubblicano a raffica.
Ripetiamo insieme: “L’Intelligenza Artificiale non è il nemico, è uno strumento”. Il punto è, come per tutti gli strumenti, il modo in cui la usiamo.
Guarda bene il contenuto che hai avanti, senza scorrere in maniera distratta, lo sappiamo che anche tu non leggi le caption, non clicchi per andare a leggere un articolo se è una fonte attendibile ma clicchi se trovi l’imitazione dell’imitazione di Temu che ti vende un’automobile per gatti a 2,50 euro… Poi ti entra robaccia nel dispositivo ma questo è un altro argomento che tratteremo… Quindi, parola d’ordine OSSERVA CON ATTENZIONE. Un contenuto migliore richiede un prompt più strutturato, revisione umana, che dà anche valore aggiunto. Quando è certo che il contenuto è di qualità devo assolutamente diffondere il verbo, aiutando il popolo digitale a capire che c’è un modo per distinguere il vero dal falso se si usa un po’ di volontà e soprattutto attenzione.
Se vi si affatica il cervello nel fare queste cose non vi preoccupate, una volta ben allenato saprete riconoscere un AI Slop da 2km di distanza.

L’opinione di Digiup
L’AI Slop è il fast food del contenuto digitale: rapido, economico, onnipresente. Ma come nella vita reale, possiamo scegliere ingredienti migliori e cucinarli con cura. L’IA può diventare una cucina stellata o una mensa di sbobba: dipende da chi ha il mestolo in mano. Sta a noi imparare a penalizzare questi contenuti per ridurne la produzione e l’impatto, è tutto nelle nostre decisioni di scorrere e non fomentare l’algoritmo per fare in modo che non vengano più diffuse.

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